Riceviamo ogni giorno molte richieste di assistenza per gli iPhone, ma una su tutte si ripropone costantemente: “Il mio iPhone è caduto in acqua, cosa devo fare?”
Qui abbiamo già pubblicato una pagina completa sui danni da liquido che, in generale, gli iPhone possono subire, ma in questa pagina vogliamo approfondire la problematica, rispondendo alle domande dirette che la maggior parte dei clienti si pone quando… Pluff! Un iPhone cade in acqua.
Scoprirete così che molti miti e luoghi comuni non solo non sono veritieri, ma anzi possono compromettere ulteriormente il vostro telefono, già messo poco bene dal contatto con i liquidi conduttivi.
Buona lettura!
In linea generale, no.
Possono però resistere, moderatamente, a brevi contatti con determinati liquidi.
Fino ad iPhone della serie 7, qualsiasi modello non aveva nessun tipo di protezione: anche le gocce di pioggia potevano danneggiarlo, spesso irreparabilmente.
Da iPhone 7 in poi, Apple ha implementato, in ogni telefono, una blanda protezione contro polveri sottili e liquidi (non corrosivi).
Tale protezione è partita con la certificazione IP67, divenuta poi IP68 dalla linea iPhone 8 in poi.
Al contrario di quello che pensano molti (quasi tutti), la certificazione IP67 o IP68 non significa che il telefono è impermeabile, bensì che può sopportare (entro certi limiti) brevi contatti con l’acqua.
Del resto, già la garanzia limitata di Apple, nelle piccole clausole con cui è proposta ai clienti in cui viene esplicitamente escluso l'intervento della stessa dopo danni da liquido, dovrebbe dare un'idea precisa di come, anche con tutte le certificazioni IP possibili, al momento iPhone non può essere considerato un telefono impermeabile in senso puro del termine.
Sulla tipologia di acqua, è doveroso poi fare una precisazione: non tutte le acque sono eguali, chimicamente parlando.
Un conto è l’acqua pura (demineralizzata, cioè composta solo da idrogeno ed ossigeno), che praticamente in natura non esiste, e un conto l’acqua mineralizzata, cioè quella che comunemente esce dai nostri rubinetti di casa.
Un altro paio di maniche, poi, è l’acqua di mare, con il notorio alto contenuto di sali disciolti in essa.
Il problema principale, che mette a repentaglio la vita degli iPhone, non è tanto l’acqua demineralizzata, di per se poco o nulla conduttiva elettricamente, bensì i sali presenti nell’acqua naturale.
Tali sali, sciolti nell’acqua grazie alla disgregazione dei loro legami ionici, fanno divenire il liquido molto conduttivo elettricamente.
Ciò è la causa dei corto-circuiti che avvengono quando un iPhone viene a contatto con l’acqua di rubinetto o, peggio, l’acqua di mare.
Quest’ultima, poi, è quanto di peggio ci possa essere per un dispositivo elettronico: la sua alta percentuale di sale non solo conduce gli elettroni egregiamente, ma corrode anche molto velocemente metalli, gomme e, in generale, qualsiasi elemento che non sia l’oro (inattaccabile da ogni composto a parte l’acqua regia).
A prescindere dalla sua protezione con certificazione IP, c’è quindi un’enorme differenza tra un iPhone caduto in un secchio di acqua demineralizzata oppure in pieno mare!
Il discorso non è molto differente per l'acqua della piscina, solitamente carica di cloro, usato come disinfettante.
Anche in questo caso, il cloro è un elemento che non fa per nulla bene né alle guarnizioni e né al biadesivo perimetrale dell'iPhone, e che causa (quasi) sempre danni da infiltrazione d'acqua.
Serve a… Certificare, per l’appunto.
Nello specifico, a certificare che, in determinate condizioni, un tale dispositivo elettronico può resistere per un tempo definito all’attacco di polveri sottili e liquidi.
Ora, il problema è che le certificazioni IP, come del resto quasi tutte le altre certificazioni, sono approvate in laboratorio, a particolari condizioni.
Tali condizioni non sono quasi mai quelle reali, ma bensì riproduzioni di situazioni giudicate ottimali per i test.
Per intenderci: la certificazione IP67 vuole un iPhone resistente in immersione da liquido di massimo 30 minuti e per un massimo di 1 metro di profondità.
Ora, tale test è eseguito in laboratorio, in un determinato ambiente e, soprattutto, senza liquidi corrosivi, come può essere l’acqua di mare.
È ovvio pensare immediatamente che tali condizioni, in ambiente di vita normale, non possano mai esistere.
Un iPhone con certificazione IP67 immerso per 30 minuti in acqua di mare subirà un attacco aggressivo da parte della salsedine non comparabile con quello che subisce un suo eguale in un laboratorio, a condizioni di liquido e ambientali totalmente differenti.
Ecco perché, in via generale, è sempre doveroso proteggere l’iPhone, a prescindere dalla sua certificazione IP dichiarata, quando si è al mare, in barca o in qualsiasi altra condizione in cui il telefono può improvvisamente cadere in acqua.
La protezione dai liquidi degli iPhone con certificazione IP è ottenuta da Apple grazie a diverse accortezze progettuali.
Principalmente, la moderata tenuta alle polveri sottili e ai liquidi è possibile grazie alle guarnizioni che proteggono connettori, slot e pulsanti e, di fondamentale importanza, grazie ad uno speciale biadesivo perimetrale, che circonda tutto il case metallico, nel punto di unione dello stesso col display.
Tale biadesivo, sebbene di qualità, ha i problemi comuni a tutti gli altri biadesivi, tra i quali la perdita delle caratteristiche di resistenza meccanica col passare del tempo, e la limitata azione in ambiente umido o subacqueo.
Con il passare del tempo, i componenti del biadesivo si disidratano e si seccano, rendendo lo stesso meno tenace ed efficace.
Ancora, il contatto con l’acqua, specie quella mineralizzata ad alto contenuto di cloruro di sodio, danneggia progressivamente il biadesivo.
Non a caso, sai le specifiche IP67 che IP68 fissano dei limiti temporali ben precisi, di massimo 30 minuti.
Tale limite temporale, misurato in ambiente di laboratorio e con acqua demineralizzata, in condizioni di vita normale, specie con acqua di mare, è da considerarsi anche troppo generoso.
Non è raro, difatti, che anche una brevissima immersione di un iPhone nell’acqua di mare, ben inferiore ai 30 minuti, possa compromettere irreparabilmente il dispositivo.
Ad aggiungere problemi a problemi, c'è da specificare che anche la pressione a cui è sottoposto il telefono, in fase di caduta in acqua, può giocare un ruolo decisivo nella tenuta del dispositivo alle infiltrazioni.
iPhone, in nessuna incarnazione, è un telefono subacqueo, né è stato progettato e costruito testandolo come 'diver's' (da immersione).
La tenuta IP67 ha già grossi problemi a oltre un metro di profondità, in cui la pressione diventa insostenibile per il telefono.
Ancora, è bene ricordare che, durante una caduta, l'energia cinetica del telefono attratto verso il basso aumenta la pressione superficiale dell'impatto, causando già un considerevole shock meccanico alle guarnizioni dell'iPhone.
Un iPhone con già un paio di anni di vita, specie se tenuto spesso in ambienti caldi e umidi, vedrà la tenuta del suo biadesivo essere molto inferiore a quella che aveva appena uscito di fabbrica, e con quindi molte più probabilità di non essere più resistente ai brevi contatti con l'acqua.
L'acqua è un liquido a bassissima viscosità, capace di penetrare ovunque, anche nelle fessure più sottili.
Quando penetra in un iPhone con certificazione IP67 o IP68
, è solo per due motivi: o ha trovato una guarizione in gomma ormai non più funzionale (secca, danneggiata, screpolata, malmessa, ecc.), o perché il biadesivo perimetrale sigillante ha perduto le sue caratteristiche originarie.
Ciò può avvenire per danneggiamento, anche da liquidi blandamente corrosivi (come, per l'appunto, l'acqua di mare), o perché nel tempo il biadesivo ha perso la viscosità necessaria ad isolare perfettamente il perimetro di congiunzione del display con la scocca.
Anche un'immersione prolungata nell'acqua, specie se di mare, è sufficiente a danneggiare il biadesivo perimetrale, e a permettere quindi l'entrata del liquido all'interno.
È davvero bene ripeterlo: la certificazione IP76 o PI68 si basa su test effettuati in laboratorio, in cui i 30 minuti dichiarati d'immersione sono simulati in acqua non corrosiva e non salata.
Una cosa molto, molto differente dalle situazioni quotidiane di vita di spiaggia!
Corre ormai la diceria, dura a morire e senza alcuna condizione scientifica, che il telefono caduto in acqua debba essere infilato nel riso.
La diceria prende vita dal fatto che il riso essiccato (comune come alimento a lunghissima conservazione) tenda a re-idratarsi, assorbendo umidità dall’ambiente circostante.
Ciò è vero, ma nulla ha a che vedere con un danno da liquidi di un dispositivo elettronico.
Infilare l’iPhone caduto in mare in un sacchetto di riso non solo non risolve alcun problema, ma anzi, può causarne di altri.
I chicchi di riso possono infatti infilarsi nel connettore di ricarica del telefono, rendendo la loro rimozione difficile e causando spesso danni.
Il riso essiccato è un ottimo alimento, e come tale deve rimanere, senza essere usato per scopi che nulla hanno a che vedere con la sua natura di bene primario.
Se il tuo iPhone è caduto in mare (non importa per quanto tempo e non importa il livello di protezione IP del modello), ecco quello che devi fare:
- Spegni immediatamente il telefono, se è ancora acceso. Se è già spento, non provare a riaccenderlo;
- Se la SIM è dentro il telefono, non provare a estrarla dal carrellino;
- Risciacqua brevemente il telefono con acqua distillata (demineralizzata);
- Avvolgilo in un panno morbido, o della carta da cucina, e tamponalo per asciugarlo il più possibile;
- Prendi un asciugacapelli e, usando aria a temperatura non troppo calda, asciuga i piccoli fori dello speaker e del microfono, oltreché il connettore di ricarica e lo speaker della microcornetta;
- Mettilo al sole su un panno asciutto;
- Trova e porta il cellulare al più vicino punto di assistenza, poiché il tuo telefono necessita urgentemente di un bagno chimico deossidante;
Il bagno chimico deossidante, come il nome lascia intuire, è un lavaggio dei componenti interni dell’iPhone (scheda logica e circuiti passivi), allo scopo di rimuovere tutte le tracce di acqua e, sopratutto, ossidazione.
L’ossidazione, ovverosia la reazione chimica dei metalli con l’ossigeno contenuto nell’acqua, è il primo nemico dei danni da liquido, poiché danneggia irreparabilmente piste, BUS e microchip della scheda logica, portando velocemente al fenomeno della passivazione.
La passivazione fa letteralmente sbriciolare tutti i metalli ad eccezione dell’oro, causando irreversibili danni ai componenti elettronici.
Il fenomeno della passivazione è paragonabile ad un vero e proprio ‘cancro dell’elettronica’: avanza più o meno lentamente, ma è inesorabile nei suoi effetti.
Il bagno chimico viene praticato essenzialmente per mezzo di liquidi non conduttivi deossidanti, come ad esempio l’alcool isopropilico.
Solitamente, se ne utilizza una percentuale pura al 99%, in combinazione con la pulizia agli ultrasuoni.
Tale accoppiata permette di distaccare le parti ossidate dai componenti elettronici, aiutando il tecnico a pulire completamente la scheda logica dell’iPhone.
Dipende da che danni l’acqua ha fatto e, sopratutto, la tempestività con cui viene effettuato il lavaggio chimico.
Solitamente, le probabilità di recupero sono inversamente proporzionali al tempo che passa dal danno al lavaggio.
Questo perché più passa il tempo e più l’ossidazione avanza, causando passivazione dei metalli interni che compongono scheda logica e microchip.
Mai come nel caso degli iPhone caduti in acqua, la prevenzione è la via migliore, più economica e più sensata da seguire.
Bastano pochissimi accorgimenti per evitare enormi arrabbiature, disagi e perdite economiche rilevanti.
Assumendo che, ormai, non possiamo stare senza cellulare neppure quando ci rilassiamo in vacanza, ecco quello che dovresti sempre fare quando vai al mare o in piscina col tuo iPhone:
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